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I mercati asiatici, Cina in testa, fanno nero il primo lunedì del 2016

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Permane lo spettro di una crisi asiatica. L’economia cinese contribuisce a un lunedì nero per tutte le borse.

L’economia che realmente spaventa l’Occidente è quella cinese. Non sono bastati gli interventi di Pechino degli scorsi mesi per arginare una condizione economica che sembra essere, e permanere, precaria.

Anche ieri il governo cinese ha investito massicciamente nell’acquisto di azioni nella speranza di frenare i cali che si stavano definendo allarmanti. L’azione ancora una volta è stata incisiva ma non risolutiva.

Gli scenari asiatici hanno trascinato al ribasso tutte le borse occidentali. Wall Street ha inaugurato la seduta di ieri con la peggior apertura registrata dal 1932 per poi chiudere con segno negativo. L’area UE ha bruciato 264 miliardi in un solo giorno.

Pechino proroga anche il divieto di vendita delle azioni ai grandi investitori nella speranza di frenare il crollo del loro valore. La stessa misura è applicata anche ai vertici delle società. Questa iniziativa non è piaciuta ad alcuni investitori esteri.

In una realtà economica difficile che coinvolge tutti i mercati la borsa italiana si rivela come la migliore del 2015. Il Ftse Mib riparte infatti con un +13%.

La condizione economica asiatica sarà determinante per una tranquilla ripresa occidentale. C’è da augurarsi che non si apra una nuova crisi globale sull’onda di una criticità economica che certamente ci coinvolge ma che dovremo saper gestire e fronteggiare basandoci sui mercati interni per evitare un altro periodo di “fame”.

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