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PMI: come innovare le imprese italiane?

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Segnaliamo una interessante discussione del gruppo Strategie competitive e modelli di business su LinkedIn. Nelle PMI serve forse dividere proprietà e dirigenza?

La domanda fondamentale per chi vuole portare novità positive nelle PMI italiane è:

Quanto è importante la differenza tra proprietà e dirigenza?

Affidare l’azienda a un manager esterno con determinate competenze, magari per obiettivi di medio termine, può essere una soluzione per imporsi un cambiamento in questo periodo? Molti concordano, ma secondo alcuni la realtà è lontana anni luce: proprietà e dirigenza coincidono spesso in Italia per ragioni culturali, tradizione e oggi anche motivi economici, vista la crisi economica.
Il piccolo imprenditore italiano, oltre al pregio di aver fondato la sua azienda, è poco propenso alla delega, per motivi di ordine culturale e di tradizione imprenditoriale. La proprietà, in questi anni di crisi, spesso deve finanziare l’azienda con mezzi propri o ricorso al credito e non ha la possibilità di assumere altri dirigenti.
Separare proprietà e dirigenza sarebbe una buona cosa, a parte che a volte i manager hanno fatto molti danni, ma attualmente si tratta forse di una discussione astratta vista la situazione delle PMI italiane.
Quello che conta spesso è la continuità aziendale e non la soluzione di problemi specifici dell’azienda. I dirigenti sono spesso vissuti nell’ombra degli imprenditori di cui hanno copiato le procedure ma non sono spesso in grado di affrontare problemi fuori norma. Accade che i temporary manager non riescano a inserirsi nella psicologia dell’azienda e abbiano logiche esterne alla cultura dell’azienda.
Bisogna quindi capire le caratteristiche della azienda familiare che spesso i dirigenti esterni non capiscono. Bisogna partire dalla cultura aziendale e dalla definizione degli obiettivi, ma la separazione tra proprietà e dirigenza è costosa e richiede quel tempo che le piccole aziende usano nel gestire la situazione giorno per giorno. Manca quindi quella priorità da parte dei titolari che non contemplano favorevolmente questa soluzione.
Bisogna poi capire la differenza tra costo e investimento. Una variazione organizzativa è un investimento sul futuro, non un costo. Oggi si tende a ridurre i costi tagliando sul personale e le figure professionali che rimangono sono quelle che sono più in sintonia con il carattere del padrone.
Ci vuole più organizzazione e un cambiamento culturale che porti a delegare certe funzioni a una dirigenza che se ben integrata nella cultura aziendale può portare quell’elemento di stimolo di cui le PMI hanno bisogno in questa fase.

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About Author

Sono un consulente web e blogger. Appassionato di informatica e web sin dalla giovane età, sono esperto di web marketing e ho conseguito un Master in Studi Europei al Collegio d’Europa di Natolin in Polonia. Ho esperienza in ambito assicurativo e mi interessano il marketing, le tecniche di vendita e il business coaching. Il mio lavoro mi ha portato ad approfondire l’uso delle tecnologie informatiche destinate al settore alberghiero e all’organizzazione del lavoro. Penso che lo sviluppo parta dall’innovazione, dalla motivazione, dalla costanza nel perseguire i propri obiettivi e dalla creatività.

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