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CLIC – Italiani, immigrati e lavoro – 2ª parte

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Dopo aver riflettuto sulla percezione degli italiani riguardo a immigrati e lavoro, presento qui dati ufficiali riguardanti gli immigrati in Italia in termini di presenza nel territorio, partecipazione nel mercato del lavoro e in quanto beneficiari di prestazioni previdenziali.

Ha fatto scalpore negli ultimi giorni una ricerca Ipsos Mori svolta nel Regno Unito1 in cui gli Italiani dimostrano di sovrastimare la presenza degli immigrati nel territorio: credono siano il 30% della popolazione mentre corrispondono all’8%. Questo dato, oltre a quelli mostrati nel precedente articolo di questa rubrica2, dimostra quanta poca luce ci sia in Italia sul fenomeno dell’immigrazione e sul reale peso degli immigrati nel sistema economico e sociale del nostro paese.
Qui riporterò alcune analisi riguardanti gli immigrati in Italia in termini di presenza nel territorio, partecipazione nel mercato del lavoro e in quanto beneficiari di prestazioni previdenziali.

Italiani, stranieri e fasce d’età

Come detto gli immigrati presenti nel nostro paese costituiscono l’8% della popolazione (dati ISTAT 2013). Rispetto agli italiani, la struttura per età degli immigrati è diversa. La figura 1 mostra chiaramente che, mentre questi sono in alta percentuale nelle fasce d’età più giovani, tra gli italiani spicca un 22.6% di ultra sessantacinquenni, a fronte del 2,7% di stranieri nella stessa categoria. Pertanto è chiaro come siano proprio gli stranieri a frenare la tendenza all’invecchiamento della popolazione italiana dovuta ad un calo delle nascite e al contemporaneo allungarsi delle aspettative di vita.

Figura 1. Struttura della popolazione per età e cittadinanza (valori percentuali). 2013

ImprendiNews – Immigrati, grafico

Fonte: elaborazioni di Italia Lavoro su dati ISTAT

In un recente studio Dalla Zuanna e Billari3 hanno dimostrato che gli immigrati contribuiscono a garantire in Italia il rimpiazzo delle generazioni, ovvero si deve a loro il fatto che i trentenni del 2011 siano in numero simile ai trentenni del 1981. Senza il contributo degli stranieri i trentenni del 2011 sarebbero molti meno di quelli del 2001. Questo argomento di carattere demografico ha in realtà un forte peso a livello economico. Dalla Zuanna e Weber4 chiariscono infatti che un eventuale declino demografico in Italia, scongiurato ora dalla presenza degli immigrati, condurrebbe il paese verso un invecchiamento rapido, a causa della sua bassa natalità. Tale invecchiamento avrebbe conseguenze drammatiche per il sistema economico e sociale, facendo pesare sulle spalle dei pochi giovani il sistema pensionistico nazionale.

Italiani, immigrati e occupazione

Un recente report del Ministero del lavoro e delle politiche sociali5 fornisce indicazioni molto precise su immigrati e lavoro, dando particolare attenzione agli extracomunitari, ovvero gli immigrati verso l’Italia non provenienti da paesi appartenenti alla comunità europea.
Mentre il numero di occupati italiani nel corso del 2013 è sceso di 500 mila unità, quello degli occupati stranieri ha visto un incremento di circa 22 mila unità. Sono molti di più anche quanti cercano lavoro, in crescita del 30%, ad esempio, tra gli extracomunitari rispetto al 2012, contro un aumento dell’11% tra gli italiani. Grazie soprattutto ai ricongiungimenti familiari è in aumento anche il numero degli stranieri inattivi, in particolare tra gli extracomunitari che registrano una crescita del 52% rispetto all’anno precedente. Nella figura 2 si vede chiaramente come il tasso di occupazione degli stranieri sia calato negli ultimi anni più di quello degli italiani, pur mantenendosi costantemente superiore. C’è però da specificare che la diminuzione dell’occupazione straniera è da attribuirsi non solo alla situazione economica del paese, ma anche all’aumentare del numero di stranieri in esso presenti e in particolare di ricongiungimenti familiari, spesso femminili. L’elevato tasso di occupazione invece si spiega con il fatto che gli stranieri raggiungono l’Italia prevalentemente per motivi lavorativi, tanto che alcuni gruppi etnici mostrano tassi di occupazione estremamente elevati (ad esempio i filippini al 78,2% e i cinesi al 68,7).

Figura 2 Tasso di occupazione della popolazione 15-64 anni per cittadinanza. Anni 2005 – 2013

ImprendiNews – Immigrati, grafico

Fonte: elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT

Parallelamente al calo dell’occupazione, per gli stranieri, come mostra la figura 3, è cresciuto il tasso di disoccupazione attestandosi, nell’ultimo anno, al 17,3% contro l’11,5% per gli italiani. L’incremento della disoccupazione è dovuto, sicuramente alla crisi economica che ha colpito il paese, ma anche all’aumento della componente femminile tra gli immigrati. Le donne straniere nel territorio sono sempre più numerose, e faticano a rientrare al lavoro dopo la maternità, non essendo in grado di far fronte alle necessità di cura dei figli ricorrendo alle famiglie di origine, come invece fanno la maggior parte delle italiane.

Figura 3. Tasso di disoccupazione della popolazione di 15 anni ed oltre per cittadinanza. Anni 2005 – 2013

ImprendiNews – Immigrati, grafico

Pensioni, maternità e co.

Il rapporto del Ministero offre indicazioni anche riguardo alla comparazione tra italiani e stranieri nel beneficiare di prestazioni previdenziali. In questo caso, ovviamente, i dati coprono il cento percento delle informazioni: mentre per quanto riguarda il lavoro, infatti, ci sono delle lacune derivate dal lavoro sommerso, sia per gli italiani, sia per gli stranieri, i dati riportati in questa sezione sono, invece, da considerarsi completi.
Gli immigrati così come gli italiani hanno diritto ad una copertura del periodo di inattività lavorativa attraverso un’indennità di disoccupazione. Essendo la loro permanenza strettamente legata alla loro condizione lavorativa, sono pochi quelli che beneficiano del contributo di disoccupazione, ovvero nel 2013 erano il 13% del totale, con un andamento stabile rispetto al 2012. Per quanto riguarda il sistema pensionistico6, i dati forniscono informazioni anche sugli extracomunitari. Essi sono l’1,18% del totale dei riceventi7. Gli stessi extracomunitari beneficiano inoltre in minima parte anche della maternità obbligatoria. Sono infatti solo l’8,6% del totale delle madri in Italia. A fruirne sono soprattutto Albanesi, Marocchine e Moldave. Non è un caso che siano proprio le donne provenienti da questi paesi ad usufruire della maternità obbligatoria. Si tratta, infatti, di paesi di origine dai quali sono arrivati i primi flussi di migranti verso l’Italia, pertanto a questi appartengono le presenze più longeve nel nostro mercato del lavoro che godono di una maggiore conoscenza dei benefici disponibili per le madri durante e dopo la gravidanza. Si tratta inoltre di gruppi in cui sono anche le donne, oltre agli uomini, a dedicarsi al lavoro fuori casa in maniera più continuativa rispetto ad altri gruppi etnici.
Disoccupazione, pensioni e maternità sono solo alcuni esempi di quanto, mentre gli immigrati diano un grande contributo in termini lavorativi al paese, beneficino poi solo in minima parte delle garanzie e protezioni assistenziali rispetto agli italiani.

Per concludere

Nel precedente articolo ho fatto riferimento ad un film in cui si prospettava la surreale ipotesi della scomparsa di tutti gli immigrati dal territorio italiano, e in cui venivano mostrate le conseguenze in termini di mancanza di servizi e crisi del lavoro. I dati riportati in questo nuovo articolo indicano che davvero la presenza degli immigrati è necessaria al nostro paese.
Per quanto riguarda l’aspetto demografico gli stranieri contribuiscono a mantenere un equilibrio tra popolazione giovane e anziani. Questo comporta anche l’importanza della loro presenza per sostenere il sistema pensionistico italiano. Dal punto di vista del lavoro, gli immigrati risentono più che gli italiani della crisi economica, vedendo ridotta la loro partecipazione al mercato del lavoro, a fronte di un aumento della disoccupazione. Infine, per quanto concerne le prestazioni previdenziali, come visto, sono in pochi ad usufruirne.
A conferma di queste conclusioni, riporto un dato ulteriore: in un dossier statistico a cura del Centro ricerche Idos in collaborazione con l’Unar8 è stato dimostrato che nel 2011 gli introiti statali dovuti alla presenza degli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi, a fronte di una spesa di 11,9 miliardi. Questo vuol dire che lo stato italiano ha guadagnato in un anno 1,4 milioni di euro dalla presenza degli immigrati.
Sono tutti aspetti da considerare quando l’atteggiamento verso gli immigrati diventa discriminatorio, visto che, se davvero si realizzasse la situazione surreale proposta dal film “Cose dell’altro mondo” l’Italia si troverebbe a fare i conti con un invecchiamento della popolazione, gli italiani dovrebbero tornare a svolgere i lavori che non vogliono più fare, la popolazione più giovane si troverebbe a sostenere da sola sia in termini economici, sia di assistenza, la numerosa popolazione anziana, portando il sistema italiano ad un inevitabile crollo.

1www.ipsos-mori.com/researchpublications/researcharchive/3466/Perceptions-are-not-reality-Things-the-world-gets-wrong.aspx

2www.imprendinews.com/2014/10/22/italiani-immigrati-e-lavoro/

3Dalla Zuanna G.P, e F. C, Billari, Cohort Replacement and Homeostasis in World Population, 1950–2100, Population and Development Review, Volume 39, Issue 4, pages 563–585, December 2013

4G. Dalla Zuanna, G. Weber, Cose da non credere. Il senso comune alla prova dei numeri, Editori Laterza, Roma-Bari 2011

5QUARTO RAPPORTO ANNUALE Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia 2014

6Beneficiari di indennità di disoccupazione ordinaria non agricola e speciale edile (relativi a lavoratori con data di licenziamento entro il 31/12/2012) e di ASpI (relativi a lavoratori con data di licenziamento a partire dall’1/1/2013). Per quanto riguarda la Disoccupazione ordinaria non agricola con requisiti ridotti-Mini ASpI 2012, si tratta del 10.1%, in crescita rispetto agli anni precedenti.

7Le pensioni assistenziali sono costituite da pensioni ed assegni sociali, pensioni agli invalidi civili o pensioni di guerra e, infine, quelle corrisposte a cittadini al di sopra dei 65 anni sprovvisti di reddito o con un reddito insufficiente alla sussistenza.

8IDOS e UNAR, Immigrazione. Dossier Statistico 2013. Dalle discriminazioni ai diritti, Roma, novembre 2013

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About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

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