Menu

CLIC – Donne, maternità e lavoro – 2ª parte

1

Le donne meno istruite lasciano il lavoro dopo la nascita di un figlio più spesso delle laureate. In questo articolo spiego il perché e presento alcune proposte per favorire l’occupazione delle donne con figli.

Nell’articolo precedente ho mostrato quante sono in Italia le donne che lasciano il proprio lavoro, per scelta o per obbligo, dopo la nascita di un figlio1. In questo nuovo pezzo approfondisco l’argomento proponendo un confronto tra le madri italiane e quelle europee, per capire quali siano i motivi che spingono le mamme italiane, soprattutto le meno istruite, ad uscire dal mercato del lavoro a seguito della nascita dei figli.

Il confronto internazionale può essere fatto ricorrendo ai dati Eurostat, i quali, innanzitutto ci confermano che il tasso di occupazione in Italia è più basso per le madri (55%) rispetto alle donne senza figli (64%), ovvero che le donne senza figli partecipano di più al mercato del lavoro, rispetto alle donne con bambini.
Tra queste ultime ci sono però delle differenze a seconda del titolo di studio. Sono, infatti, in particolare le donne con figli e un basso titolo di studio (inferiore alla terza media) a restare più facilmente escluse dal mercato del lavoro: il loro tasso di occupazione è del 37.2% contro una media europea del 50%. Le mamme laureate invece hanno un comportamento più in linea con le altre mamme europee con pari titolo di studio: il 78% delle italiane laureate e con figli sono occupate contro una media europea dell’82%.
L’Italia si trova, in generale, nelle posizioni di fondo in una classifica dei tassi di occupazione femminile che vede ai primi posti Portogallo e Svezia, e nelle posizioni finali Malta e Ungheria (grafico 1, dati Eurostat).

Grafico 1. Tasso di occupazione delle donne (tra i 25 e i 54 anni) con figli per livello di istruzione.

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello - CLIC

Fonte: Giovannini E. (2013) Donne, lavoro Economia. (Presentazione)

Le spiegazioni per la scarsa partecipazione delle donne italiane con figli al mercato del lavoro, rispetto alle loro pari europee, sono molte, così come sono tanti i motivi per cui le donne con figli e laureate hanno un tasso di occupazione maggiore rispetto alle poco istruite.
Innanzitutto tutte le donne in Italia risentono di un welfare state che non garantisce servizi adeguati di sostegno alla maternità: un esempio viene dalla scarsità di posti disponibili negli asili nido pubblici.
Quando non è possibile ricorrere all’aiuto della famiglia di origine, in Italia è molto difficile trovare sostegno da parte degli enti pubblici per bambini al di sotto dei 3 anni. Le donne del sud Europa, tra cui le italiane, inoltre, beneficiano meno di quelle del nord Europa della possibilità di lavoro part time. È facile intuire quanto la facoltà di usufruire di contratti part time faciliterebbe le mamme nel rientro nel mercato del lavoro garantendo allo stesso momento il tempo necessario alla cura dei figli (per uno studio sul tema, Del Boca, Pasqua e Pronzato 2008)2

Immagine 1. Donne, maternità, lavoro

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello - CLIC

Per quanto riguarda, invece, la maggiore propensione delle donne altamente istruite a mantenere il lavoro anche dopo la nascita dei figli, rispetto alla minore partecipazione delle donne con basso livello di istruzione, ci sono spiegazioni che riguardano il lato economico, ovvero i costi-benefici del lavoro, e motivazioni di tipo culturale.

Per le donne meno istruite la scelta di tornare al lavoro dopo la nascita di un figlio può essere controproduttiva dal punto di vista economico. Ovvero, le mamme italiane poco istruite, e pertanto, mediamente, con lavori meno remunerati, possono tendere a preferire accudire personalmente i bambini piuttosto che delegare il lavoro al di fuori della famiglia, in quanto questo comporterebbe una spesa (in tate, asili nido e baby sitter) non sostenibile o di poco superiore alle entrate garantite dal loro stipendio.
Le donne laureate, invece, hanno in media stipendi più alti, ed hanno spesso partner con stipendi più alti. Possono, quindi, più facilmente permettersi un aiuto di cura al di fuori del nucleo familiare.

C’è però anche una spiegazione legata ai diversi modi di guardare alla famiglia e al lavoro da parte delle une e delle altre. Le donne laureate hanno una diversa propensione a investire su se stesse, sul proprio lavoro e sulla propria carriera, hanno spesso lavori non solo più pagati ma anche che offrono loro maggiore soddisfazione personale e tendono, pertanto, a non rinunciarci a fronte della nascita dei figli.
Le donne meno istruite, oltre ad una minore propensione alla carriera hanno spesso un’attitudine e orientamento più spiccato alla famiglia intesa come mezzo per la propria realizzazione personale.
Una propensione che trova le sue origini nella spinta verso la famiglia tradizionale in cui l’uomo provvede alle necessità economiche, mentre la donna si dedica a tempo pieno alla cura della famiglia e dei suoi membri, con una minor propensione a delegare questi compiti di cura a figure esterne al nucleo familiare.

Immagine 2. Donne, maternità, lavoro

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello - CLIC

In una recente pubblicazione, Pacelli, Pasqua e Villosio (2013)3, approfondisco questi aspetti e dalle loro analisi emergono altri fattori importanti. Innanzitutto le autrici confermano che le madri di bambini in età prescolare sono maggiormente a rischio di uscire dal mercato del lavoro rispetto alle donne senza figli in età prescolare. Inoltre, ancora una volta, questo dipende dal titolo di studio della madre: più è basso, più aumenta il rischio di non essere occupate quando si ha un figlio di età inferiore ai 5 anni.

Un altro fattore che accresce la probabilità di uscire dal lavoro è il tipo di contratto. Le madri con contratti precari (o atipici) sono quelle più propense alla disoccupazione dopo la nascita dei figli. Anche in questo caso, ad essere maggiormente a rischio sono le mamme meno istruite, in quanto sono spesso proprio loro ad avere contratti meno stabili.

Un dato aggiuntivo importante che offrono le autrici riguarda lo stipendio. Le madri italiane, infatti, sperimentano una penalizzazione salariale non trascurabile. Dopo il parto, il loro stipendio diventa in media significativamente più basso rispetto a quello delle loro pari senza bambini in età prescolare. Il divario che si viene a creare, inoltre, non va a chiudersi nemmeno dopo cinque anni dalla nascita del figlio. Le autrici stimano un divario salariale pari a circa il 3%.

Le mamme italiane, quindi, partecipano poco al mercato del lavoro rispetto alle mamme europee. Questo è vero in particolar modo per le meno istruite e per quelle che hanno contratti di tipo precario (e queste due categorie spesso coincidono). Inoltre, per quante decidono di rimanere nel mercato del lavoro, c’è comunque il rischio di una penalizzazione in termini economici.
Tutte le analisi qui riportate presentano una riflessione sulla necessità, oltre che di un aumento dei servizi di cura all’infanzia, di una spinta alla maggiore diffusione del lavoro part time: questi due provvedimenti faciliterebbero la conciliazione tra lavoro e famiglia.

1CLIC – Donne maternità e lavoro“.

2 Del Boca D., Pasqua S. e Pronzato, C. D., (2008) Market Work and Motherhood Decisions in Contexts, IZA Discussion Papers 3303, Institute for the Study of Labor (IZA).

3 Pacelli L., Pasqua S. e Villosio C.(2013) Labor market penalties for mothers in Italy. Journal of Labor Research. Vol. 34(4):408-432
dati: Work Histories Italian Panel.

Share.

About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

Partecipa

  • 1 commento

    1. Pingback: Le mamme italiane e la maternità | Alessandra Minello

    Leave A Reply

  • Commenti su Facebook

  • Commenta tramite Google+

    Powered by Google+ Comments