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CLIC – Italiani all’estero, la nuova migrazione

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Agli inizi del ‘900 a migrare erano i più poveri, armati di valigia di cartone. Ora a partire sono i giovani laureati, alla ricerca di un lavoro stabile, appagante e ben retribuito.

C’è stato un periodo, non molto tempo fa, in cui in Italia si è iniziato a parlare di immigrazione. Si contavano i nuovi arrivi, si discuteva di integrazione, ci si chiedeva come regolamentare la posizione dei nuovi arrivati. Ovviamente di queste cose si parla ancora, sebbene l’immigrazione sia in calo, a causa della crisi economica che rende il nostro paese meno appetibile, e sebbene l’Italia stia tornando ad essere ciò che è sempre stata: una terra di emigrazione. Il saldo migratorio, ovvero la differenza tra il numero di immigrati e emigrati, si è, infatti, dimostrato per molto tempo negativo, dall’inizio del ‘900 fino agli anni ’70. Fino a quel momento, quindi gli emigrati erano più degli immigrati.
Anche il tasso migratorio1 era in quegli anni negativo, salvo alcune annate eccezionali. Nel grafico 1 si vede l’andamento del tasso migratorio dal 1951 al 2005. Solo a partire dagli anni ’70 il tasso migratorio è positivo o vicino allo 0, mentre prima era costantemente negativo e con valori ben al di sotto dello 0.

Grafico 1. Tasso migratorio (per 1.000), dati ISTAT

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello – CLIC

Ma negli ultimi anni, si assiste ad una nuova svolta: il numero di emigrati è in continua crescita, mentre l’immigrazione decresce.
Per quanto riguarda l’emigrazione, la Fondazione Migrantes ha presentato pochi mesi fa il IX Rapporto Italiani nel Mondo 2014. Dai dati della fondazione emerge che nel 2012 sono stati quasi 80mila, e nel 2013 95mila, gli Italiani che hanno lasciato il bel paese. A partire sono più gli uomini (56% in entrambi gli anni) che le donne, e in maggioranza sono non sposati (60% nel 2013). Sono i giovani a emigrare più degli adulti, infatti la fascia d’età più rappresentata è quella del 18-34enni (36,2%).
Per quanto riguarda l’immigrazione, invece, si parla, di un aumento dell’8,2% della popolazione italiana ad opera dei migranti (corrispondente a 334 mila nuovi arrivati) nel 2012, in frenata rispetto all’aumento registrato nel corso del 2009 (+343.000) ed in generale la crescita più bassa dal 2006 (dati ISTAT, rapporti popolazione straniera residente in Italia).
Ma i dati sull’emigrazione offrono ulteriori spunti di riflessione. Come detto all’inizio dell’articolo, l’Italia è sempre stata una nazione di emigrati, ma le caratteristiche delle migrazioni recenti sono ben diverse da quelle delle emigrazioni del passato. Sono stati 26 milioni gli italiani che nel corso di un secolo, tra il 1875 ed il 1975 hanno abbandonato l’Italia in cerca di un nuovo futuro. Gli emigranti di quei tempi appartenevano alla fascia più povera della popolazione, partivano con pochi beni nella famosa valigia di cartone e andavano a comporre una comunità di migranti poveri e con bassa scolarizzazione. Erano, all’epoca, oggetto di discriminazioni sociali e di un pregiudizio che ha accompagnato a lungo gli italiani nel mondo.
Ora, invece, a lasciare l’Italia sono specialmente i giovani con alto livello di istruzione, che si spingono all’estero in cerca di un lavoro adatto alle loro competenze.

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello – CLIC

Dai dati Istat del 2011 (Report dell’Istat sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente) emerge che la quota di laureati emigranti con più di 24 anni è cresciuta dal 12% del 2002 al 27,6% del 2011. Sono oltre 10 mila i laureati in uscita. La crescita nelle emigrazioni dei giovani laureati si è verificata già nel biennio 2006-2007, con un aumento di otto punti percentuali negli espatri. Questo è il segno che già prima della crisi i giovani laureati si trovavano a confrontarsi con un mercato del lavoro poco ricettivo. Si parte oggi, infatti, per mancanza di occupazione, vittime di livelli di disoccupazione giovanile altissimi, ma anche per mancanza di prospettive.
Chi parte, infatti, lascia un’occupazione precaria e sottopagata, priva di sbocchi professionali o insoddisfacente sul piano personale. E la scelta di migrare si dimostra spesso vincente. I dati Almalaurea 2011 ci dicono, infatti, che ad un anno dalla laurea ha un lavoro stabile il 48% degli occupati all’estero, contro il 34% di chi è rimasto in Italia. Anche le retribuzioni mensili confermano la bontà di questa soluzione: la retribuzione media mensile di un neolaureato italiano all’estero è di 1568 euro, contro i 1054 euro di chi rimane in Italia.
I dati dell’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), ci dicono, inoltre, che gli stati scelti principalmente dai nostri connazionali sono il Regno Unito, la Germania, la Svizzera e la Francia, nazioni vicine all’Italia, ma che hanno risentito meno della crisi economica. La scelta di questi paesi, contrapposta alle migrazioni di massa verso l’Argentina di inizio secolo, mostrano un altro segno di distinzione tra le migrazioni del passato e quelle del presente.

La speranza dei giovani che partono, ma senza allontanarsi troppo dalla famiglia e dall’Italia, sembra essere quella di un futuro rientro in patria. Perché questo sia possibile devono prima cambiare le condizioni economiche e aumentare le possibilità di lavoro. È importante ridare ai giovani quelle prospettive che ora mancano, ovvero occupazioni stabili, adeguatamente retribuite e soddisfacenti dal punto di vista personale, tutti aspetti che i giovani italiani sono ora costretti a rincorrere all’estero.

1Tasso migratorio: rapporto tra il saldo migratorio dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000

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About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

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