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CLIC – L’università conviene?

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Uno studio dell’università di Trento rivela la distanza tra le aspettative dei diplomandi rispetto ai costi e guadagni dell’università e le possibilità reali che l’istruzione terziaria offre in Italia.

Arrivati alla fine della scuola secondaria, si presenta per gli studenti una scelta che condizionerà il loro futuro: continuare gli studi intraprendendo un percorso universitario o entrare nel mondo del lavoro.
Nella decisione, oltre alla spinta dei genitori, conta molto la percezione dei vantaggi, o degli svantaggi, ottenuti scegliendo di continuare gli studi. Giovanni Abbiati, research fellow all’Istituto per la Ricerca Valutativa sulle Politiche Pubbliche (IRVAPP), e Carlo Barone, professore associato all’Università di Trento, propongono una ricerca che valuta proprio le aspettative degli studenti circa la redditività dell’investimento nella formazione universitaria1.

Questo studio fa parte del progetto interfacoltà: “Appartenenze sociali, credenze sull’istruzione e partecipazione all’università: un esperimento integrato con un’indagine longitudinale”. I risultati degli studiosi trentini parlano di una preoccupante discrepanza tra ciò che gli studenti credono sia l’università, e ciò che realmente è.
Per questo studio sono stati intervistati più di 9mila studenti delle classi quinte appartenenti a 62 scuole italiane, nelle province di Milano, Bologna, Vicenza e Salerno. Gli studenti hanno indicato le loro aspettative rispetto all’investimento nell’istruzione terziaria in termini di ritorni economici, costi e probabilità di abbandono.
Le aspettative sono state poi confrontate con i valori effettivi dell’università italiana. Le stime proposte dagli studenti di quinta sono incerte ed imprecise. Gli studenti infatti, se da una parte sopravvalutano i benefici economici ottenuti da quanti hanno una laurea, dall’altra tendono a sovrastimare i costi dell’istruzione terziaria e i rischi di abbandono.

Per quanto riguarda gli stipendi dei laureati, in media gli studenti ipotizzano un guadagno mensile di 1903 euro, contro il guadagno stimato medio di 1445 euro. Pensano, inoltre, che l’università costi mensilmente 349 euro, contro i 202 euro reali. Infine, sopravvalutano la difficoltà di portare a termine l’università. La differenza media tra le stime soggettive e oggettive di abbandono è di 4,2 punti percentuali.

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello – CLIC

I risultati ottenuti sono in linea con la letteratura economica recente, che vede gli studenti incapaci di stimare con ragionevolezza i costi universitari, ma non confermano invece la tendenza a prevedere realisticamente i guadagni dei laureati. La sovrastima dei costi, nella letteratura sociologica è stata ricondotta a pregiudizi di informazione che possono portare ad un sottoinvestimento nell’istruzione terziaria (Usher 2005). Abbiati e Barone ottengono invece risultati diversi: la sovrastima dei costi e dei rischi di abbandono è bilanciata da pregiudizi ottimistici riguardanti i guadagni.

Nel caso dei guadagni gli studenti tendono a far riferimento soltanto a posti di lavoro altamente stereotipati. Se ad esempio si parla della facoltà di Economia, penseranno agli stipendi dei manager o dei broker, dando invece poca attenzione ai lavori più comuni, ad esempio quelli di tipo impiegatizio. Pertanto questa sovrastima dei guadagni è rafforzata da un meccanismo di wishful thinking, ovvero più che di una previsione si tratta di un desiderio. Purtroppo, le attività di consulenza e di indirizzo ai percorsi di studio, fanno poco per correggere questi pregiudizi, e, anzi, non riescono a fornire agli studenti un quadro realistico delle prospettive di lavoro concrete conseguenti alla laurea.

Per quanto riguarda, inoltre, i costi universitari, le informazioni che gli studenti ricevono sono spesso frammentarie, e, se veicolate dai media, allarmistiche. La crisi, l’inflazione e la riforma universitaria del Processo di Bologna hanno profondamente cambiato il rapporto tra università e mercato del lavoro, senza uno sforzo concreto da parte delle istituzioni per rendere questi cambiamenti trasparenti agli occhi degli studenti e delle loro famiglie.

Un ultimo fattore che emerge dalla ricerca di Abbiati e Barone e che tende ad enfatizzare la discrepanza tra guadagni percepiti e guadagni reali è lo status socioeconomico degli studenti. Le barriere di informazione non sono equamente distribuite tra i gruppi sociali. Gli studenti di elevato status sociale sovrastimano maggiormente i ritorni economici dei titoli universitari rispetto ai loro coetanei di basso status sociale e sono più ottimisti per quanto riguarda le loro possibilità di successo. Secondo gli autori questo dipende dal fatto che i differenti ambienti sociali di appartenenza compensano in maniera dissimile la scarsità di informazioni provenienti dalle fonti istituzionali: i figli di laureati avranno una visione più ottimistica, rispetto ai figli di genitori poco istruiti, grazie all’ambiente culturale ed alle risorse economiche da cui sono circondati. Lo stesso meccanismo di distorsione dovuto all’ambiente familiare interviene anche rispetto ai costi dell’università, percepiti come più alti da parte di chi ha genitori meno istruiti.

Nel complesso, dunque, i risultati suggeriscono che le barriere informative possono alimentare le disuguaglianze sociali nell’approccio alla scelta della carriera universitaria.
In conclusione, ciò che emerge dallo studio è che gli studenti non sono correttamente informati né riguardo ai guadagni conseguenti alla laurea, né sulle spese e i rischi di abbandono. Emerge la necessità di un’informazione più realistica che garantisca agli studenti la possibilità di una scelta più consapevole e libera da pregiudizi, sia di sovrastima, sia di sottostima dell’investimento, quando dovendo scegliere tra mondo del lavoro e iscrizione all’università, si sceglie la seconda via.

Riferimenti:
Usher, A. 2005. “A Little Knowledge is A Dangerous Thing: How Perceptions of Costs and Benefits Affect Access to Education.” Educational Policy Institute.

1Abbiati G., Barone C., “Is university education worth the investment? The expectations of upper secondary school seniors and the role of family background”, articolo presentato alla conferenza RC28 2014 a Budapest.

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About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

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