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Uno studio internazionale spiega che il legame tra episodi di mobbing nel luogo di lavoro, soddisfazione lavorativa e benessere psicologico dipende dal contesto culturale.

Un gruppo di studiosi ha di recente intervistato lavoratori spagnoli e italiani per capire il legame tra episodi di mobbing nel luogo di lavoro, soddisfazione lavorativa e benessere psicologico1 e sottolineare il ruolo del contesto culturale nel definire il fenomeno del mobbing.
Con il termine “mobbing” si intende l’insieme di comportamenti che tendono a emarginare un soggetto, tramite violenza psichica protratta nel tempo e in grado di causare seri danni alla vittima. Il lavoratore che subisce mobbing vive una situazione nella quale si sente impotente dopo essere stato bersaglio di atti negativi e sistematici.

I casi di mobbing aziendale portano a conseguenze sia per i dipendenti che li subiscono, sia per le aziende in cui vengono perpetrati. Se per l’azienda gli effetti si manifestano in termini di necessità di sopperire alle assenze o al calo di rendimento dei dipendenti vittime di mobbing, bisogno di formare qualcuno che vi sopperisca, urgenza di far fronte al cambiamento del clima lavorativo anche per gli altri dipendenti, per la vittima le conseguenze sono legate, come vedremo, al benessere psicologico.

Diversi autori hanno considerato il mobbing come uno dei principali problemi per la sicurezza e la salute dei lavoratori. Lo studio di Arenas e colleghi si propone non solo di analizzare il fenomeno e le sue conseguenze sulla soddisfazione lavorativa e il benessere psicologico, ma anche di tenere conto delle differenze culturali che possono incidere sugli effetti del mobbing sull’individuo.
A seconda del contesto nazionale, infatti, il mobbing può essere più o meno riconosciuto, stigmatizzato, identificato come problema.

Secondo una ricerca sulle condizioni di lavoro (European Working Conditions Survey: Eurofound, 2010), le vittime di mobbing sono nell’Unione Europea l’1,6% della popolazione attiva. Tuttavia la frequenza varia drasticamente tra i paesi, passando dal 9.5% della Francia allo 0.6% della Bulgaria. Queste differenze sono dovute al fatto che il mobbing venga sottostimato nei paesi in cui la conoscenza del fenomeno è parziale o difettosa: come ad esempio in Italia o in Spagna in cui il fenomeno sembra essere poco diffuso.
Non sapendo quali siano realmente i casi e le azioni di mobbing, in alcuni paesi il fenomeno viene sottovalutato. Pertanto, non è sorprendente che i risultati europei dimostrino che le quote maggiori si registrino tra i paesi del Nord e dell’Ovest europeo, pionieri nello studio e nell’attenzione verso questo fenomeno e le sue conseguenze, mentre la diffusione è scarsa nei paesi del Sud Europa in cui solo di recente viene considerato un problema sociale.

Per l’analisi accurata del fenomeno proprio in Italia e Spagna, accomunate da una simile percezione e consapevolezza del fenomeno, Arenas e colleghi hanno intervistato un campione di 1.151 dipendenti in Italia e 705 in Spagna.
Gli autori si aspettavano di trovare una simile diffusione del mobbing nei due paesi.
In Spagna e in Italia esso ha infatti caratteristiche simili: è principalmente contraddistinto da processi detti “top-down”, ovvero da azioni nelle quali la vittima si trova in una posizione lavorativa inferiore rispetto a chi li commette e viene spesso considerato come parte del lavoro, tollerato e non denunciato, soprattutto in alcune categorie lavorative, ad esempio gli infermieri. Inoltre, gli autori prevedono che in entrambi i Paesi ad una maggior esposizione al mobbing corrisponda un minor benessere psicologico e una minor soddisfazione nel lavoro. Infine i ricercatori ipotizzano che la relazione tra mobbing e benessere sia mediata dalla soddisfazione del lavoro e che questa mediazione sia diversa a seconda dei valori determinanti dei due paesi: mascolinità e individualismo per l’Italia e indulgenza per la Spagna.

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I risultati dell’indagine hanno dimostrato che ricorrendo ad una stima oggettiva del fenomeno (usando il Negative Acts Questionnaire Revised, NAQ-R), non solo il mobbing è diffuso in maniera molto simile tra Italia e Spagna, ma anche che in entrambi i paesi esso si manifesta nel 15% del campione, quota superiore a quella rilevata nelle statistiche ufficiali, e simile a quella dichiarata in altre indagini con lo stesso metodo nei paesi del Nord Europa. Un’ulteriore informazione è legata non solo alla conferma di un legame tra atti di mobbing e benessere psicologico e soddisfazione lavorativa, ma anche ad un esistente effetto di mediazione proprio della soddisfazione lavorativa.
Gli autori individuano, infatti, dei meccanismi sociali di tolleranza del fenomeno, che viene spesso accettato o reso invisibile.

Mentre in Spagna c’è una relazione tra benessere psicologico e soddisfazione lavorativa, in Italia questa non viene riscontrata.
Gli italiani tendono ad essere maggiormente soddisfatti del lavoro valutandone le condizioni sulla base di criteri oggettivi quali il lavoro fisso, le condizioni lavorative favorevoli, un buono status socioeconomico, e questo attenua gli effetti del mobbing sul benessere psicologico. Secondo gli autori, infatti, proprio in virtù dello scarso legame tra soddisfazione lavorativa e benessere psicologico, i lavoratori italiani potrebbero essere maggiormente inclini a tollerare e accettare atti di mobbing.

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Questa ricerca mostra, dunque, come vi sia un legame tra mobbing, benessere psicologico e soddisfazione lavorativa. Inoltre, conferma che, utilizzando strumenti di misurazione oggettiva del fenomeno, la sua diffusione appare cospicua anche nei paesi del Sud Europa. Infine, ciò che diventa evidente è che per valutarne gli effetti è necessario tenere in considerazione le differenze culturali dei paesi studiati e, per quanto riguarda l’Italia, fare particolarmente attenzione al rischio di sottostima del fenomeno e al ruolo fondamentale di elementi legati alla soddisfazione lavorativa per capirne i meccanismi di tolleranza.

1 Arenas A., G Giorgi, F. Montani, S. Mancuso, J. Fiz Perez, N. Mucci and G. Arcangeli, 2015, Workplace bullying in a sample of Italian and Spanish employees and its relationship with job satisfaction, and psychological well-being, Frontiers in Psychology, 2015, Volume 6, Article 1912.

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About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

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