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Una ricerca italiana spiega quanto il contributo dei figli maschi ai lavori domestici sia legato all’esempio che ricevono in famiglia da parte dei padri.

In un articolo pubblicato nella rivista scientifica Sex Roles, Giulia Maria Dotti Sani, post doc al Collegio Carlo Alberto di Torino, affronta il tema della costruzione dell’identità di genere, attraverso un’analisi della collaborazione ai lavori domestici da parte di genitori e figli italiani. Lo studio si propone di verificare chi tra i figli maschi e le femmine di diversa età collabori di più alle faccende domestiche, se il gap tra i due gruppi cambi a seconda dell’età e, infine, se avere un padre che partecipa attivamente ai lavori in casa aumenti la propensione dei figli ad adoperarsi nelle faccende domestiche. Secondo alcuni autori ci sarebbe, infatti, un legame tra la divisione dei ruoli domestici attuata dai genitori e la socializzazione dei figli a modelli comportamentali di genere. Ciò significa, nel caso specifico delle faccende domestiche, che i figli che vedono le madri sobbarcarsi di tutti i compiti in casa e i padri poco o per niente collaborativi, tenderanno ad avere una visione tradizionale del ruolo della donna.
Di conseguenza, i figli maschi collaboreranno in maniera minore alle attività di cura della casa, mentre le figlie femmine si assumeranno la piena responsabilità delle faccende domestiche. Nella letteratura è stato più volte dimostrato che le figlie femmine contribuiscono maggiormente ai lavori domestici, che l’aiuto ai genitori aumenta con il crescere dell’età, e che anche il gap con i maschi si ingrandisce con il tempo.

Il legame tra comportamento di genitori e figli per il caso italiano è particolarmente interessante, visto il contesto nazionale caratterizzato da forti disuguaglianze di genere. L’Italia, infatti, ha un punteggio molto basso nel Gender Equality Index calcolato dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, che la pone molto lontana dai paesi europei, prevalentemente del Nord, caratterizzati da forte uguaglianza di genere. Inoltre, le donne italiane sono ancora in gran parte casalinghe a tempo pieno, la partecipazione femminile nel mondo del lavoro, seppur in crescita, è ancora bassa rispetto a molti altri paesi europei, la responsabilità dei doveri domestici ricade ancora in prevalenza sulle spalle delle donne, anche nelle coppie in cui entrambi lavorano.

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello – CLIC

Nel suo studio, la Dotti Sani, analizza i dati dell’analisi ISTAT “Uso del tempo”, concentrandosi su 5400 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 25 anni. Innanzitutto i risultati confermano che le figlie femmine, a tutte le età, sono maggiormente coinvolte nei lavori domestici rispetto ai figli maschi. La partecipazione alle faccende di casa cresce con l’aumentare dell’età, e per le bambine questo aumento è decisamente maggiore che per i maschi, conducendo ad un divario di genere che, a sua volta, si amplia con il passare degli anni. Infine, le analisi mostrano che la partecipazione dei figli maschi alle attività domestiche è maggiore se anche i padri collaborano alle faccende di casa, mentre c’è un effetto negativo per le figlie femmine. Contrariamente alle aspettative l’effetto dell’esempio paterno non si esaurisce col tempo, anzi tra i figli di età compresa tra i 20 e 25 anni persiste ed è forte quanto per i figli più piccoli.

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Un segnale scoraggiante nel raggiungimento della parità viene dallo scarso aumento della partecipazione dei maschi alle faccende domestiche con il passare degli anni: mentre le figlie si dimostrano sempre più attive, l’impegno dei maschi rimane pressoché costante nel tempo. Le spiegazioni che la letteratura dà sulla divisione dei compiti in casa tra gli adulti (le donne avrebbero maggior tempo a disposizione, o inferiore capacità di contrattazione determinata dal minor contributo economico alla famiglia) non sono di certo valide quando si parla di bambini, che al netto di questi fattori dimostrano atteggiamenti e comportamenti già influenzati da una visione tradizionale dei ruoli. Allo stesso tempo, però, sono i maschi ad aumentare la loro partecipazione alle attività domestiche quando vedono il papà collaborare, e a diminuire, quindi, i comportamenti legati ad una visione di genere tradizionale. L’aspetto interessante di questo articolo risiede proprio nel dare importanza alla trasmissione intergenerazionale dei ruoli di genere, una prospettiva da tenere in seria considerazione se si vuole arrivare ad una situazione di maggiore parità. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, se i figli maschi italiani vedranno sempre più padri collaborare alle faccende domestiche, arriveranno a considerare come appropriato contribuire alle faccende di casa, togliendo alle donne il peso di questo tipo di lavoro che oggi grava quasi totalmente sulle loro spalle.

Dotti Sani G. M. Undoing Gender in Housework? Participation in Domestic Chores by Italian Fathers and Children of Different Ages, Sex Roles, DOI 10.1007/s11199-016-0585-2

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About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

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