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Quale sono le conseguenze di un’attività precaria? Può questa mettere a dura prova la nostra salute? Questo è quanto cerco di spiegarvi nell’articolo di oggi.

Da un recente rapporto OECD emerge che la metà della popolazione europea andrà incontro nella sua vita a problemi mentali che avranno un effetto su produttività, stipendio e capacità di trovare lavoro. È questo l’inizio di un articolo scientifico di Francesco Moscone, Elisa Tosetti e Giorgio Vittadini sul rapporto tra lavoro precario e salute mentale. Su questo tema c’è una vasta letteratura, ma gli autori ne offrono un focus sull’Italia utilizzando dati sulla forza lavoro residente in Lombardia, la regione più densamente popolata e maggiormente industrializzata del Paese. I lombardi rappresentano, infatti, il 18.5% dei lavoratori italiani e nella regione c’è la maggiore concentrazione nazionale di dipendenti con contratti a tempo determinato. Le persone coinvolte nello studio dei tre autori sono 2,7 milioni, seguite dal 2007 al 2011, unendo informazioni riguardanti i loro contratti lavorativi e prescrizioni mediche di sostanze psicotrope, legate alla cura dell’ansia e della depressione. I dati sono unici, trattandosi non di opinioni, bensì di dati amministrativi. Il periodo studiato coincide con la recessione economica e ciò rende lo studio ancora più interessante.

Gli studiosi analizzano il legame causale tra i contratti a tempo determinato, la loro durata e il numero di modifiche contrattuali durante l’anno e la probabilità di avere una o più prescrizioni di farmaci per il trattamento di problemi di salute mentale. I risultati mostrano, che la probabilità di prescrizione di farmaci psicotropi è più elevata per i lavoratori con contratti di lavoro temporanei. Più sono i giorni di lavoro sotto contratto temporaneo e più frequenti sono i passaggi da un lavoro all’altro, più aumenta la probabilità di sviluppare problemi di salute mentale che devono essere trattati con terapia medica. I lavoratori precari hanno una probabilità dello 0.6% maggiore rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato di ricevere una ricetta per psicofarmaci. Questo significa che ad un aumento dell’8-10% del numero di lavoratori con contratto temporaneo corrisponde una crescita dell’1% dei depressi tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, e del 2,3% tra gli adulti dai 35 ai 49 anni e, infine, dello 0,8% per quanti hanno dai cinquant’anni in su. Inoltre gli autori hanno scoperto che passare dal lavoro permanente al lavoro temporaneo aumenta la malattia mentale. Simmetricamente, anche se con un effetto minore in valore assoluto, passando da un lavoro temporaneo ad uno a tempo indeterminato porta ad una riduzione del rischio di dover ricorrere a psicofarmaci.

ImprendiNews – Dott.ssa Alessandra Minello – CLIC

Questi risultati pongono l’attenzione su un aspetto importante legato alla connessione tra stabilità lavorativa e salute mentale, e ad una riflessione degli autori sulle possibili implicazioni in termini di politiche. Per il lavoratori di oggi sarebbero importanti sia il sostegno per i precari che manifestano i primi sintomi di debolezza psicologica e di stress causato dalle loro condizioni di lavoro, sia politiche volte alla stabilizzazione dei contratti. Gli interventi orientati ad accrescere la flessibilità del mercato del lavoro attraverso l’aumento di contratti temporanei dovrebbero, infatti, tener conto del costo sociale ed economico di questo orientamento. Ad un maggior numero di contratti temporanei corrisponde, di fatto, una diminuzione del benessere psicologico dei lavoratori. Affinché il benessere psicologico aumenti, pertanto, sono positive tutte le politiche che tendono alla stabilizzazione dei contratti, sia attraverso incentivi economici per le assunzioni a tempo indeterminato, sia attraverso sanzioni per i datori di lavoro che non vi ricorrano. Una spinta alle assunzioni a tempo indeterminato porta con sé una sensazione di sicurezza e stabilità che non solo migliora la salute dei dipendenti, ma favorisce anche un aumento della produttività delle imprese, incidendo sulla ripresa economica.

F. Moscone, E. Tosetti, G. Vittadini (2016) The impact of precarious employment on mental health: The case of Italy in Social Science & Medicine 158 (2016) 86-95

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About Author

Sono Research Fellow all’Istituto Universitario Europeo a Firenze, dove mi occupo di traiettorie di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro in Germania. Nel 2013 ho ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale all’università di Trento: nella tesi dottorale mi sono occupata delle aspettative di istruzione delle prime e seconde generazioni di stranieri in Italia. Durante il dottorato ho collaborato con il Dondena Centre for Research on Social Dynamics, all’Università Bocconi di Milano. Infine partecipo ad un progetto di demografia storica dell’Universitá di Padova sulla mortalità infantile nel Veneto dell’Ottocento. Sono appassionata di scrittura, fotografia e arte.

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